Perché LibreOffice ha un ciclo di rilasci così frequente ?

LibreOffice utilizza un ciclo di rilasci “time based”, che è sostanzialmente diverso da quello “feature based” di OOo. Questo significa che i rilasci avvengono in base a un calendario abbastanza rigido, con due major release a fine gennaio e a fine luglio e una serie di minor release con cadenza prima mensile e poi bimestrale (in cui vengono risolti bug e regressioni).

La scelta del ciclo di rilasci time based è dovuta a tre fattori:

  1. La frequenza mensile, o al massimo bimestrale, delle nuove versioni motiva gli sviluppatori – e in particolare i volontari – in quanto permette di vedere il risultato del proprio lavoro in tempi estremamente brevi (al massimo, dopo un paio di mesi) nella nuova versione di LibreOffice. Questo è radicalmente diverso da quello che succedeva con OOo, con un ciclo di rilasci feature based, quando si sono verificati episodi di patch integrate dopo 28 mesi (per motivi che è abbastanza facile immaginare, visto che queste patch – in quasi tutti i casi – risolvevano problemi che erano stati definiti “insormontabili” dai dipendenti Sun).
  2. Un programma di rilasci “prevedibile” permette alle distribuzioni Linux, che hanno scelto all’unanimità LibreOffice anche per questo motivo, di programmare l’integrazione di una versione stabile della suite per un aggiornamento oppure per una versione completamente nuova della distribuzione stessa. Ovviamente, questa sinergia è derivata in modo del tutto naturale dal fatto che la piattaforma di sviluppo utilizzata dalla maggior parte degli hacker di LibreOffice è GNU/Linux, visto che molti di loro fanno parte ancora oggi di queste comunità. Per esempio, Rene Engelhardt è al tempo stesso membro dell’ESC di LibreOffice e sviluppatore Debian, distribuzione all’interno della quale si occupa proprio di LibreOffice (dopo essersi occupato per anni di OOo).
  3. Contrariamente a quello che pensa la maggioranza delle persone, che non ha grande dimestichezza con i problemi dell’installazione di un software su un gran numero di PC, un ciclo di rilasci time based è visto in modo favorevole anche in ambito aziendale (e nelle grandi organizzazioni). Infatti, in questo modo è possibile effettuare una programmazione di tutti gli aggiornamenti sulla base delle proprie esigenze e non di quelle di chi sviluppa il software. Pensiamo, per esempio, alla situazione francese, dove LibreOffice è installato su 500.000 PC di nove diversi ministeri. Un ciclo di rilascio time based permette di definire in anticipo la versione che verrà implementata, e di lavorare su quella per le verifiche del caso (anche quando queste richiedono mesi per la certificazione).

Un ciclo di rilasci feature based, al contrario, non consentirebbe di programmare quasi nulla, in quanto non sarebbe possibile conoscere la data del rilascio fino alla comparsa della versione alfa del software, ovvero quando è troppo tardi per fare una pianificazione seria del lavoro che porti all’installazione quando il programma è ancora attuale. E infatti, in questi casi si finisce con l’implementare il software in ritardo rispetto alla data del rilascio, all’inseguimento perenne dell’ultima versione e delle ultime funzionalità.

Naturalmente, ci sono casi in cui non è possibile scegliere un ciclo di rilasci time based, perché mancano gli sviluppatori per sostenerlo. The Document Foundation ha scommesso sul ciclo di rilasci time based usandolo prima come strumento di attrazione verso gli sviluppatori volontari e poi come strategia per semplificare le migrazioni dal software proprietario al software libero, ed è riuscita a centrare entrambi gli obiettivi.

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