Perché LibreOffice cresce più rapidamente delle altre suite open source ?

LibreOffice è nato da un progetto dei leader della comunità di OpenOffice.org, dopo dieci anni di storia, per cui rappresenta la continuità – anche se con un nome diverso – rispetto a quella suite per ufficio. E infatti, la comunità OpenOffice.org – con la sola eccezione dell’Italia – è migrata nella sua totalità a LibreOffice, perché ha immediatamente compreso le motivazioni del fork.

Quando Oracle, ispirata da IBM (che aveva un contratto in essere per il codice sorgente di OOo, in base al quale aveva il diritto di scavalcare la licenza LGPL e produrre la suite proprietaria Lotus Symphony), ha deciso di trasferire il codice di OOo ad Apache Foundation, per consentire a IBM di fare la stessa cosa grazie alle caratteristiche della licenza “permissiva”, la stessa comunità ha compreso che si trattava della ripetizione – con nomi diversi – dell’esperienza Sun, ed è rimasta con LibreOffice (con grande smacco di IBM, che aveva scommesso sul fatto che la comunità sarebbe tornata a OOo).

Oggi, The Document Foundation aggrega il 90% degli sviluppatori attivi sul codice sorgente di OOo. Le motivazioni vanno dalla licenza copyleft – anche se “debole” come LGPL e MPL – che protegge gli sviluppatori indipendenti (mentre quella “permissiva” – ma vedremo più avanti quale dovrebbe essere l’aggettivo che definisce la Apache License – protegge le grandi aziende) all’ambiente molto più stimolante verso la creatività degli hacker.

The Document Foundation, infatti, ha trasformato il lavoro sul codice sorgente di OOo – che veniva tradizionalmente considerato difficile se non impossibile – in un divertimento, un po’ per gli “easy hack” che permettono a chiunque abbia nozioni di base di programmazione di lavorare sul codice di LibreOffice, e un po’ grazie all’ambiente stimolante dove tutti collaborano allo stesso obiettivo, che è quello di creare la migliore suite libera per ufficio della storia.

Inoltre, è stata modificata la strategia di rilascio da “feature based” a “time based”, per cui LibreOffice annuncia in anticipo le date delle nuove versioni in quanto non le collega alle funzionalità (che in ogni caso, se non sono pronte per una release lo saranno sicuramente per la successiva, che non è distante più di sei mesi).

Un cambiamento che ha effetti positivi sulla motivazione degli sviluppatori – che non devono aspettare mesi per vedere il proprio lavoro integrato nel programma (con OOo si era arrivati a 28 mesi) – e su tutti coloro che integrano LibreOffice in una distribuzione Linux, perché già sanno quale sarà la versione di LibreOffice in base alla data di rilascio, e possono iniziare a lavorare su quella in anticipo.

A tutto questo si aggiunge il lavoro di “svecchiamento” del codice di OOo – annunciato nel 2006 alla Conferenza di Lione per tenere buona la comunità, ma mai intrapreso da Sun – che oggi permette di avere un codice sorgente più leggero e moderno, e di consentire lo sviluppo di funzionalità e la soluzione di bug che in passato erano stati definiti come “impossibili”.

Ovviamente, la suddivisione della comunità non vale solo per le attività di sviluppo, ma anche per tutte le altre a contorno come l’assicurazione della qualità (la gestione dei bug), la documentazione, la localizzazione, la comunicazione e il marketing. Questo significa che l’attività a livello di comunità linguistiche locali non è nemmeno confrontabile, e infatti la quasi totalità delle migrazioni negli ultimi tre anni è in direzione di LibreOffice.

Un insieme di fattori che porta LibreOffice a crescere molto più rapidamente di tutte le altre suite per ufficio open source. E siccome la situazione sta migliorando, in quanto – dopo quattro anni – anche molti scettici della prima ora, che fino a oggi non avevano fatto una scelta definitiva, stanno passando completamente a LibreOffice, in futuro il divario non potrà che aumentare.

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