Perché si deve migrare a LibreOffice ?

Migrare a LibreOffice è opportuno per più motivi:

  1. Nel caso delle aziende private, è opportuno perché la migrazione porta a un significativo risparmio dei costi per l’eliminazione di quelli associati alle licenze del software proprietario, e alla riorganizzazione – e ottimizzazione – dei processi di produttività (in quanto non sono quasi mai stati impostati all’inizio, e poi non sono mai stati rivisti per adeguarli all’evoluzione della struttura aziendale);
  2. Nel caso delle aziende pubbliche, a questi vantaggi si aggiunge il dettato della legge, visto che il Codice dell’Amministrazione Digitale richiede espressamente il confronto tra il software libero e il software proprietario prima dell’acquisizione di qualsiasi licenza, e l’acquisto del secondo solo nel caso in cui sia impossibile fare con il software libero quello che è possibile fare con il software proprietario (ovvero quasi mai in generale, e assolutamente mai nel caso di LibreOffice, che fa esattamente le stesse cose di MS Office, e in molti casi le fa addirittura meglio, e senza imporre nessun tipo di lock-in all’utente).

Questa opportunità viene confermata dal fatto che ci sono organizzazioni di ogni dimensione che hanno già effettuato la migrazione a LibreOffice, in qualche caso da MS Office e in altri casi da OOo (per l’evidente superiorità di LibreOffice nei confronti di AOO, ma questo sarà argomento di una delle prossime serie di domande), ma sempre con grande soddisfazione.

Andando con ordine rispetto al numero dei PC su cui è installato LibreOffice, si parte con il Governo in Francia (dove LibreOffice è installato su 500.000 PC in 9 diversi ministeri, con problematiche estremamente diverse tra loro), poi si passa alla Comunitat Valenciana in Spagna (120.000 PC negli uffici pubblici e nelle scuole), al Ministero della Difesa in Olanda (45.000 PC), agli Ospedali della Città di Copenhagen in Danimarca (25.000 PC) e alla Città di Monaco di Baviera (15.000 PC).

In Italia, sono migrate a LibreOffice la Provincia di Perugia (1.000 PC), la Provincia di Cremona (500 PC) e la Provincia di Macerata (500 PC). Inoltre, sono in fase di migrazione gli altri enti della Regione Umbria (un totale di 5.000 PC), e quelli della Provincia di Bolzano (anche qui, circa 6.000 PC). Oltre a questi enti, ci sono province e comuni che sono migrati in gran segreto, e dalla relazione annuale 2012 del Ministro della Giustizia si evince che il Ministero della Giustizia ha installato LibreOffice su 14.000 PC (anche se non è affatto chiaro il modo in cui viene utilizzato).

Questi dati, che riguardano solo una minima parte delle migrazioni a LibreOffice in Europa (ce ne sono di significative in Brasile e in Giappone, e probabilmente in altri Paesi) fanno comprendere come i progetti non siano più delle scommesse ma delle certezze, e il passaggio dal software proprietario al software libero sia una grande opportunità per enti pubblici e aziende private.

Opportunità di risparmio, ma non solo. Il software libero, infatti, consente agli utenti di mantenere una totale indipendenza nei confronti del software stesso, in quanto non utilizza nessun tipo di strategia “nascosta” per rendere più difficile il suo eventuale abbandono. LibreOffice usa il formato standard adottato dal maggior numero di programmi di produttività, compreso MS Office (che invece usa il proprio formato standard, adottato solo da MS Office), per cui consente un’ampia interoperabilità, e utilizza componenti rilasciati con licenze libere, che permettono il riuso in qualsiasi situazione e per qualsiasi utilizzo.

Per esempio, LibreOffice installa solo font con licenza libera, che possono essere ridistribuite – e quindi integrate nei documenti – senza problemi. Al contrario, MS Office usa font protette sia da una licenza vessatoria nei confronti dell’utente (la famosa EULA, o End User License Agreement, che tutti sottoscrivono senza aver mai letto) sia da numerosi brevetti, per cui non possono né essere ridistribuite né essere utilizzate dopo l’eventuale disinstallazione di MS Office.

Oggi, tutti gli utenti – comprese le aziende e gli enti, di ogni tipo e dimensione – dovrebbero prestare molta più attenzione a quello che installano sui loro PC, per evitare di essere tenuti in ostaggio dai produttori di software proprietario. Un problema che il software libero risolve alla radice, in quanto adotta una licenza e un approccio alla condivisione della conoscenza che protegge automaticamente l’utenza (anche dalla propria ignoranza nei confronti delle licenze).

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