LibreItalia: ieri, oggi e domani

L’organizzazione della LibreOffice Conference di Roma è stata più faticosa del previsto, per quello che è successo all’interno di Associazione LibreItalia e per le inevitabili complessità legate al luogo – di enorme prestigio – e al contorno, che si sono aggiunte a tutto quello che già comporta un evento complesso come quello appena concluso, con oltre 200 partecipanti da 32 Paesi (e sei continenti). E’ stato un grande successo sotto ogni punto di vista, e questo ha premiato gli sforzi di tutti i componenti del comitato organizzatore, che hanno dedicato tutto il loro tempo libero degli ultimi due mesi al raggiungimento di questo obiettivo.

L’evento è stato l’occasione migliore per riportare Associazione LibreItalia alle origini, ovvero al ruolo di aggregatore della comunità italiana degli utenti LibreOffice, nel quadro della comunità italiana del software libero e open source. Un ruolo che è chiaro all’attuale consiglio, e che dovrebbe essere chiaro a tutti i soci, in quanto esplicitato nello statuto dell’associazione.

Ritengo quindi inutile ritornare sulle vicende di agosto, perché questo servirebbe solamente ad alimentare ulteriori polemiche da parte di chi ha già detto fin troppo – quasi sempre in modo strumentalmente polemico – utilizzando in modo ampio e spregiudicato blog e social media, dopo aver cercato di trasformare LibreItalia in un esercizio di burocrazia, diametralmente opposto al principio di meritocrazia proprio del software libero e open source. Ovviamente, questo significa che le mie dimissioni – che avevo congelato in attesa di ulteriori sviluppi – non hanno più alcuna ragione di essere. In questo momento, l’obiettivo è quello di riportare LibreItalia in linea con i propri obiettivi.

Invece, è opportuno chiarire che esiste una sola metodologia ufficialmente riconosciuta di migrazione a LibreOffice, ed è quella descritta nel Protocollo di Migrazione pubblicato da The Document Foundation. Questa metodologia è nata con il contributo di tutti coloro che nel corso degli anni hanno condiviso le proprie esperienze – positive e negative – secondo lo spirito del software libero e open source, per consentire una crescita comune. Il primo riferimento pubblico a questa metodologia risale alla ConfSL di Bologna del 12/13 giugno 2009, quando io stesso ho presentato il lavoro di Maurizio Berti e Salvatore Zappalà dal titolo: “La migrazione al desktop Linux”. Il testo della relazione, estratto dal volume degli atti, è disponibile [media-downloader media_id=”419″ texts=”qui”].

Purtroppo, ci sono individui che cercano di riscrivere la storia – ignorando quello che è stato fatto prima di loro, e le fonti a cui hanno potuto attingere – e affermano di aver sviluppato una metodologia di migrazione “originale” utilizzata in Umbria e dallo Stato Maggiore della Difesa. Sono affermazioni che ignorano il contributo di decine di persone dal 2004 al 2012, che hanno condiviso le proprie esperienze privilegiando la comunità rispetto alla visibilità personale.

Quindi, così come a suo tempo nessuno ha ritenuto opportuno parlare di “metodo Galliera” (ospedale di Genova migrato a OpenOffice nel 2004), o di “metodo Gendarmerie” (2007), o di “metodo Ministero della Difesa Olandese” (2009), o di “metodo Ospedali di Copenhagen” (migrati a LibreOffice nel 2011), o di “metodo Nantes” (2014), pur avendo contribuito tutti alla costruzione di un patrimonio comune di conoscenze sulle migrazioni, oggi non è opportuno parlare di “metodo Umbria”.

Il mondo del software libero e open source può crescere solo se tutti gli attori puntano prima al bene comune, alla condivisione della conoscenza, alla crescita della comunità, e solo dopo aver raggiunto questi obiettivi anche alla visibilità personale. In questo caso, cambiando l’ordine cambia anche il risultato, che non è più compatibile con la realtà di un’associazione di volontariato.

Concludo, ringraziando tutti coloro – e sono tanti: in alcuni casi vecchi amici inaspettati che credevo mi avessero dimenticato, e in altri casi amici di sempre – che nel corso degli ultimi mesi hanno sostenuto sia me che gli altri membri dell’attuale consiglio, contribuendo all’organizzazione della LibreOffice Conference, o più semplicemente dimostrando la loro solidarietà nei nostri confronti.

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